Sia chiaro, non è che abbia grandi aspirazioni giornalistiche per il momento, perciò non me ne vogliano professionisti, pubblicisti e premi Pulitzer in corso d’opera, ma io ho  continuamente qualcosa da dire e ho deciso di renderlo pubblico. Si rilassi quindi, chi si sente appartenente ad una casta eletta. Io scrivo.

Notte buia e tempestosa è troppo inflazionato, quindi lasciamolo lì e poi erano le 6:15 di un mattino di agosto quando sono nata, di tempestoso è bastato il mio arrivo. Quindi, ricominciamo.

Nella neonatologia dell’ospedale di Brindisi, un certo numero di anni or sono, la sola femminuccia su 6 pupini venuti al mondo sono stata io, l’unica a strillare. I miei  giovanissimi genitori, capirono  subito che sarebbe stata dura.

Ho cominciato a parlare piuttosto presto (ovviamente), intorno ai 9 mesi.

Da piccina, come tante altre bimbe del resto nei favolosi anni ’80, ho avuto il mio bel diario segreto, quello con il lucchetto dorato e la chiavetta minuscola.

Baby Pamela

Durante l’adolescenza sono arrivate le agende, le Smemo colorate (Smemoranda n.d.r.), tantissime, gonfie manco le labbra della Parietti! Ve le ricordate?
A scuola, una delle poche cose che davvero amavo fare, erano i temi. Alle elementari i “pensierini” puntualmente diventavano “pensieroni”, con sommo piacere della maestra. Verso i 20 anni ho addirittura abbozzato un racconto, finito chissà dove tra un trasloco e l’altro. Quindi scriverò oggi, magari anche domani o fra una settimana o non so quando perché se non fosse ancora chiaro, raccontare mi piace, parecchio. Insomma, se diventerò la nuova Isabelle Allende, fatevene una ragione.

Trasloco Torino-Palma-Cellino

Traslochi e dualismo Torino-Cellino San Marco
Parlavo di traslochi. Vediamo un po’, facciamo la conta: nei miei 42 anni sono stati ben otto, 4 dei quali in Torino città, 1 vicino Vercelli, 2 tra Torino e Cellino San Marco ed 1 (per una permanenza brevissima) in Palma de Mallorca. Tra scelte personali e familiari, ho cambiato spesso casa, consuetudini, amicizie. Risultato? Contatti sparsi per mezza nazione, un’abilità quasi professionale nell’impacchettare mobili e suppellettili, dare il bianco e stuccare pareti e una capacità quasi disumana nel collezionare tessere punti di supermercati nuovi. Mica poco!

I migliori psicologi sono convinti che cambiare sia salutare e che spesso sia l’unica strada percorribile. E che fai, non li ascolti? Così due anni fa, finita l’esperienza iberica, sono tornata alle origini, dopo una vita vissuta a in terra sabauda.

Tempo passato in fretta, ma sono sempre più convinta sia stata la decisione più saggia mai presa. D’altra parte ricominciare daccapo implica mettersi in discussione, guardarsi nel profondo e aprire la mente a nuove esperienze. Anche solo abituare l’organismo a temperature e aria nuova, porta grandi benefici.

Di certo non rinnego il mio passato, d’altra parte chi sono ora lo devo a al mio vissuto e Torino sarà sempre la mia città, parte di me. Ho solo deciso di viverla in altro modo. Era diventata come un amante soffocante, mi sentivo limitata. Allontanarmi, pur mantenendo un legame era la soluzione. Siamo trombamici adesso.

Per contro gli spazi, i silenzi di questo paesino, le abitudini e i ritmi differenti, hanno avviato il processo di riconciliazione con me stessa, ancora in corso.

Un corteggiatore insistente ma non invadente ed io cedo di continuo. Stiamo bene insieme.
C’è chi, compiaciuto, dice  che questa nuova serenità sia visibile ad occhio nudo, chi ancora non se ne capacita (perché poi?).
Per ora godo di questa mutazione (genetica?) e se cominceranno a spuntarmi branchie, piedi palmati, piume, becco o quant’altro, ve lo farò sapere.