Questa puntata è dedicata alla più grande interprete del cinema italiano.

Anna Magnani o semplicemente Nannarella, come affettuosamente veniva  soprannominata dal popolo romano, nasce a Roma il 7 marzo 1908. È figlia di una ragazza giovanissima e nubile,  abbandonata dal compagno. Del padre scopre soltanto da adulta, il cognome e che è di origini calabresi. Viene subito affidata alle cure della nonna e cresce in una famiglia composta quasi tutta da donne, con 5 zie e uno zio. La madre sposa un uomo molto ricco e si trasferisce in Egitto, l’unico gesto amorevole nei confronti della figlia sono i meravigliosi abiti da seta che spesso le fa recapitare.  Anna incontra la madre per la prima volta a 9 anni, ma non riesce e non riuscirà mai ad instaurare con lei un rapporto d’affetto nonostante spesso la raggiunga in Egitto. Questa mancanza viene compensata, almeno in parte, dall’amore della nonna, dall’ambiente familiare sereno e allegro nel quartiere Nomentano.. Viene iscritta in un collegio  dover rimane soltanto pochi mesi, e comincia a studiare pianoforte. Porta avanti gli studi scolastici fino alla seconda liceo, interrompendoli ormai fermamente convinta di voler studiare recitazione.  “Ho capito che ero nata attrice -dichiara-  Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori”.

Nel 1927 inizia a frequentare con Paolo Stoppa la scuola di arte drammatica di Eleonora Duse, divenuta poi Accademia nazionale d’arte drammatica ed entra nel ’29 nella compagnia diretta da Dario Niccodemi. Debutta al cinema nel ’34 ne “La cieca di Sorrento” nonostante sia già apparsa in un ruolo marginale in un’altra pellicola nel ’28. Nel ’34 passa alla rivista e diviene presto uno dei nomi più richiesti del teatro leggero italiano. Lavora con Vittorio De Sica che le offre nel ’41 il primo ruolo non secondario in “Teresa Venerdì” e con Totò soprattutto a teatro. “La prima cosa che conobbi di Anna Magnani fu la sua risata. Era una risata forte, prepotente, dolorosa, una risata quasi feroce che mi ferì i timpani e il cuore. Era un’eccezione fisica di straordinario talento” disse di lei De Sica. 

Interpreta spesso la cameriera o la cantante mettendo in luce le sue eccezionali doti di attrice drammatica e approda al cinema dei “telefoni bianchi” (viene chiamato così per la presenza nelle sequenze di apparecchi bianchi, status symbol di ricchezza e nobilità, a rimarcare la differenza con i telefoni neri in uso nelle fasce più popolari della società).  

Nel ’35 sposa Goffredo Alessandrini, un regista con il quale vive un amore tormentato fatto di scenate di gelosia, dovute ai continui tradimenti di lui e dal quale si separa molto presto. “Il fatto è che le donne come me – dice – si attaccano soltanto agli uomini con una personalità superiore alla loro: e io non ho mai trovato un uomo con una personalità capace di minimizzare la mia”. Ma che ve lo dico a fa’?!

 

Avrà una relazione anche questa fallimentare con l’attore Massimo Serato padre del suo unico figlio Luca. Il piccolo si ammala di poliomielite a soli 3 anni e Anna se ne doccupa da sola. Riesce ad imporre il suo cognome al figlio proprio come la madre Marina fece con lei, uno dei rari casi di genealogia matrilineare che si protrae per addirittura tre generazioni.

Recita in diverse commedie fino alla consacrazione nel film neorealista “Roma città aperta” di Roberto Rossellini nel 1945. 

Riesce in modo straordinario ad interpretare la figura di una donna del popolo, di grande  impatto sul pubblico che la farà amare in tutto il mondo. Il sodalizio professionale e anche affettivo con Rossellini con il quale ha avuto una burrascosa relazione, si interromper quando lui incontra Ingrid Bergman e se ne innamora. Un altro naufragio sentimentale per la Magnani. 

 

Incontra Luchino Visconti che la dirige in “Bellissima”, la Magnani è già un’attrice amata e apprezzata anche nella fantasmagorica Hollywood. Le viene infatti proposto un film scritto apposta per lei da Tennessee Williams “La rosa tatuata”, il suo partner è di Burt Lancaster. L’interpretazione magistrale della “Sora Pina” le vale l’Oscar nel 1956. Anna Magnani è la prima attrice italiana a conquistare la statuetta, che non va a ritirare perché ha paura dell’aereo. Riceve una candidatura  per il ruolo  ne “La donna dai tre volti”, ma il premio va Joanne Woodward.

Nel ’60 rifiuta la parte di Cesira ne “La ciociara” perché non vuole interpretare la madre della Loren, e l’allora regista George Cukor abbandona il film che viene affidato a De Sica.  “Io avrei dovuto fare la madre e Sofia mia figlia. Avremmo fatto ridere il mondo intero! La Loren fare la parte di Rosetta!” dichiara a proposito. 

 

Per la cronaca Sofia Loren vince l’oscar nel ’62, ma pare sia stata proprio la Magnani a proporre a De Sica di farla recitare nel ruolo pensato per lei. 

Dopo il no a De Sica sceglie di interpretare il suo terzo film americano, “Pelle di serpente” di Sidney Lumet con Marlon Brando.

In “Risate di gioia” di Mario Monicelli, la Magnani torna a recitare nel 1960 insieme a Totò, suo vecchio amico, maestro e partner dei tempi dell’avanspettacolo.

Lavora in “Mamma Roma” per Pasolini, con il quale avrà un rapporto basato su grande stima, ma un’enorme e di certo non celata conflittualità. 

Dopo qualche anno di inattività approda in tv e gira quattro film tra cui si ricorda la grandiosa interpretazione ne “L’automobile”. La sua ultima apparizione è nel 1972 nella pellicola di Federico Fellini “Roma”. 

Muore a Roma il 26 settembre 1973 a soli 65 anni in una clinica, circondata dall’amore del figlio e di Rossellini al quale si è riavvicinata negli ultimi anni della sua vita. 

Nella sua carriera la Magnani ha vinto due David di Donatello, cinque Nastri d’argento, un Globo d’oro, un Golden Globe, un BAFTA, due National Board of Review, un New York Film Critics Circle Award, una Coppa Volpi a Venezia e un Orso d’argento a Berlino.

Antidiva per eccellenza, Anna Magnani è stata una figura chiave del neorealismo italiano,  che ha fatto conoscere al mondo. Ha interpretato con stile inimitabile il personaggio della popolana focosa, sboccata, volgare nell’accezione più positiva del termine, ma allo stesso tempo sensibile e generosa, emblema dei valori genuini e concreti di un’Italia che viveva il  suo periodo più difficile. È ricordata per quella sua particolare e passionale carica umana, che spesso manifestava con esplosioni di rabbia o di affetto, e per le quali non ha mai provato vergogna e che non ha mai tentato di trattenere. 

Considerata una delle maggiori interpreti femminile della storia e simbolo del nostro cinema, insieme a Alberto Sordi e Aldo Fabrizi è una delle figure preminenti della romanità cinematografica del XX secolo.

Non ha mai seguito le mode e anzi si è lasciata ritrarre spesso in maglietta e pantaloni,  scelti anche con poca cura, spettinata, struccata e con le occhiaie scure ben in vista. La sua è stata una bellezza pura, violenta, quella della vita reale. Era piccolina, fianchi larghi, naso importante, le gambe secche e storte e delle sue rughe mai occultate è sempre andata molto fiera  “Non toglietemi neppure una ruga. Le ho pagate tutte care” disse rivolgendosi ai truccatori. 

Tanto fragile in amore, quanto combattiva in tutti gli altri aspetti della sua vita è stata spesso definita una donna dal carattere difficile. “Ma era soltanto una donna di carattere” scrisse Oriana Fallaci dopo averla intervistata. Anticonformista, senza peli sulla lingua, talmente sincera da risultare antipatica e di un umore incredibilmente mutevole. Dotata di una capacità espressiva che non ha ancora eguali, era in grado di trasmettere le emozioni con tutto il corpo, che fosse triste o arrabbiata o semplicemente preda della sua fragorosa risata. 

Ha raccontato se stessa e un pezzo della storia del nostro Paese con un’intensità tale da essere apprezzata nel corso del tempo da pubblico e critica. È stata ed è ancora amatissima e apprezzata in tutto il mondo.

Recentemente durante un’intervista di Fabio Fazio nel programma tv “Che tempo che fa”, Meryl Streep visibilmente commossa ha detto di lei  “La dea, davvero fantastica, l’intensità degli occhi, tutto. L’impegno assoluto nei confronti di qualsiasi cosa che abbia fatto. Di questo impegno scoppiava proprio”.

È una delle poche star del cinema nate in Italia che ha una stella nella Walk of Fame di Hollywood. 

Lo scorso ottobre è stato inaugurato un busto che ferma in un’immagine senza tempo il suo sguardo malinconico, corrucciato, i capelli scompigliati. È stato collocato nella nicchia di un palazzo di Via della Pelliccia 45 a Trastevere, corredato da una targa in travertino con scritto ‘A Mamma Roma’.  Non era trasteverina Nannarella, ma “A Trastevere io sono Nannarella, quella vera, sboccata e trasandata. Tra gli aromi e i sapori delle trattorie trovo il mio duplice volto, in perenne altalena tra le lacrime inconsolabili e le risate irrefrenabili”.

È stata celebrata spesso dopo la sua morte. Libri, mostre, poesie e anche alcune canzoni che ne ricordano l’essenza straordinaria, verace di una grande donna e artista incomparabile come la meravigliosa “Anna verrà” di Pino Daniele. 

Link della puntata

https://www.spreaker.com/episode/31097447