Settembre è stato un mese difficile, ma l’arrivo di ottobre ha portato novità importanti, almeno per quanto mi riguarda.

La Streusa Podcast ha partecipato al Festival del Podcasting, come podcast emergente. Tra magnifiche opportunità di una due giorni intensissima, la concreta possibilità di essere sorteggiata tra i candidati a salire sul palco, seppur virtuale, dell’evento più importante dedicato al meraviglioso mondo del podcasting. E sorpresa delle sorprese, La Streusa Podcast ce l’ha fatta! Dopo un rocambolesco inizio di presentazione con il microfono che ha fatto le bizze e l’emozione che ci ha messo lo zampino, il mio podcast ha avuto il fantastico momento di gloria. Che posso dirvi, è stato bellissimo, gratificante e per questo ci tengo a ringraziare tutto il popolo del Podcasting che ha messo in piedi un festival che è stato ricco di accrescimento culturale, consigli, informazioni. In particolar modo vorrei ringraziare coach Giulio Gaudiano, patron del Festival…altro che Sanremo!

La Streusa sul palco virtuale del Festival del Podcasting

Dopo questo importante preambolo, si aprano le danze sulla tredicesima puntata. 

Oggi  mi trovo in una location diversa dal solito, ma la riflessione mi accompagna praticamente da sempre e negli ultimi giorni, con maggiore intensità. Avrete sentito, letto della fantastica esternazione dell’ex portiere Walter Zenga nel post che annuncia la fine del suo matrimonio. Vi è sfuggita? Ci penso io a condividerla con voi.

Tralasciando la parte più discorsiva, mi concentrerò sul nocciolo della questione e cioè la motivazione che avrebbe portato alla rottura. Cito testualmente “LA LIBERTA’ CHE LE HO SEMPRE DATO (riferendosi alla ex compagna) SI È IN QUALCHE MODO RIVOLTATA CONTRO DI NOI”.

La libertà che le ho sempre dato??? Mmmh, mi faccia capire messere, l’ora d’aria normalmente la concedeva prima o dopo i pasti alla sua amata? E soprattutto domeniche comprese?

Giorni dopo, per puro caso, mi capita di leggere un articolo che accompagna uno stralcio di trasmissione della nuova edizione di “Temptation Island” e le mie povere orecchie sono state costrette ad udire le considerazioni di uno dei giovani concorrenti, rivolte alla fidanzata. “Molte volte se dobbiamo affrontare un discorso io l’annullo, perché non la ritengo degna. Ho un controllo sulla sua mente, quindi riesco a tirare fuori quello che voglio dalla sua bocca. L’ho fatta cancellare dai social, niente palestra, niente amiche, niente”. Come se non fosse sufficiente a farmi venire un’ulcera, alla domanda di una delle tentatrici “Se lei facesse con te la stessa cosa?” Il ganzo risponde “Non lo permetterei”.

“Non la ritengo degna. Ho il controllo sulla sua mente” e chiaramente sulla sua vita. 

Le donne come oggetti, come proprietà. L’uomo decide, sceglie, concede.

Siamo nel 2020 e ancora non è inusuale ascoltare indecenze di questa portata. Ho fatto l’esempio di personaggi, “personaggioni” più che altro, che hanno purtroppo una grande visibilità e un discreto seguito, ma  questi sono atteggiamenti e comportamenti all’ordine del giorno, ovunque. Tra i vip e non, da nord a sud e sono frequenti anche tra persone con un livello culturale medio-alto, sembra impossibile e invece succede. Nella più semplice quotidianità esistono ancora uomini che pretendono dalle proprie compagne quell’atteggiamento di sudditanza che ha reso tristi e infelici le vite di milioni di donne negli ultimi secoli. 

Non puoi, non devi, non mi piace, non lo meriti, non voglio, non serve, non esiste.

È questo: non esiste.

Omuncoli colmi di ansie e insicurezze studiano i modi più disparati per annullare l’esistenza stessa delle proprie  compagne, per relegarle al ruolo di colf, di tanto in tanto amanti, ma solo quando sono in grado di reggere decentemente gli exploit fuori casa o riescono a non farsi sopraffare dalle frustrazioni subite al lavoro o per assurdo, proprio per trovare consolazione. Assolutamente incapaci di condividere con loro il piacere stesso, perché non è contemplato, perché una donna non ne ha diritto. A questi individui importa unicamente dimostrare la capacità di mantenere (abbastanza) alta la bandiera e soprattutto riuscire a fecondare la donna che hanno scelto di avere accanto, perché nessuno dubiti sulla loro maschia virilità. Tanto poi figli una volta messi al mondo, sono roba per sole donne. Non sia mai che cambino un pannolino o preparino una pappa al pargoletto, tantomeno alzarsi di notte per accudire la creatura, figuriamoci dar loro un’educazione. Due calci ad un pallone e via, il mestiere di padre è bell’e fatto.

Catene




E ciò che fa veramente incazzare è la faccia divertita scatenata dalla prepotenza di questi esseri che giocano a fare i super uomini alzando la voce e pure le mani, giusto perché sia chiaro  chi comanda.

E ancora gli atteggiamenti denigratori, gli insulti. 

Anche una sola parola può essere sessista. 

Anche una frase troppo dura può generare violenza. 

Anche uno sguardo sbagliato riesce a ferire.

Possedere un peduncolo tra le gambe non autorizza alla mancanza di rispetto. MAI.

Sono ancora troppe le donne che per amore, per incoscienza, per retaggio culturale concedono la propria vita e la propria dignità al proprio uomo, giustificandolo per quella sberla o per quel telefono rubato per controllare telefonate e messaggini. 

“È solo troppo geloso perché mi ama tanto”.

“L’ho provocato io, non dovevo mettere quella minigonna”

“È normale che mio marito si incazzi se torna a casa e non trova pronto”.

No. Non è normale.

Lo stereotipo dell’uomo padrone al quale tutto è concesso non deve sopravvivere, bisogna annientarlo, distruggerlo, dissolverlo.

Tu sei la padrona di te stessa, della tua vita, della tua libertà, dei tuoi soldi.

Tu hai e dovrai sempre avere la facoltà di decidere cosa, come, quando e chi incontrare.

Tu davanti allo specchio saprai se quel vestito ti sta bene oppure no.

Tu puoi scegliere dove andare.

Tu hai un unico obbligo ed è verso te stessa. 

Devi amarti, rispettarti, difenderti.

Sia chiaro che la mia non è una battaglia contro gli uomini e questa puntata non vuole trasformarsi in una caccia alle streghe, o meglio agli stregoni. Mi piacerebbe soltanto dare un contributo al risveglio delle coscienze, sarei felice di sapere di aver fatto anche solo un piccolissimo passo verso la costruzione di un pensiero libero che sciolga uomini e donne dalle catene delle imposizioni sociali. 

Siamo esseri viventi meritevoli di serenità, le regole imposte da menti bloccate, vanno sovvertite.

“La libertà è tua e non deve togliertela nessuno”. Lo diceva sempre mia nonna.

Diato’ questa la dedico a te.